Katja raccolse le sue cose dopo la perquisizione di rito fatta in tutta calma, le mise in un sacco, si allineò nelle file del convoglio. Un soldato della scorta chiamò il suo nome, lei fece qualche passo e l’enorme porta dell’ospedale la spinse fuori. Un autocarro, coperto da un telone, stava vicino all’ingresso. La copertura posteriore era stata buttata da parte. L’infermiera che stava dentro il cassone del camion le tese la mano. Dalla fitta nebbia gelata spuntò Podšivalov. Salutò Katja con un guantone. Katja gli sorrise allegra e tranquilla, allungò la mano all’infermiera e saltò sul camion.
In quello stesso istante Katja sentì in petto un calore, un bruciore e, perdendo conoscenza, vide per l’ultima volta il viso di Podšivalov, contorto dal terrore, e le finestre dell’ospedale coperte di ghiaccio.
“Portatela in accettazione” ordinò il medico di guardia.
“Fareste meglio a portarla in obitorio” disse Zajcev.

Varlam Šalamov, L’ANEURISMA DELL’AORTA in I RACCONTI DELLA KOLYMA

Emergenza e urgenza, ambedue i termini, rientrano nel concetto più ampio di “crisi”nella sua accezione negativa o nel medesimo campo applicativo in quello di “acuzie” come manifestazione inattesa e improvvisa di fenomeni disgreganti un equilibrio omeostatico in atto.
Emergenza e urgenza nell’ambito pragmatico hanno una diretta corrispondenza con il fattore spazio e una inversa proporzionalità al fattore tempo.
Lo spazio inteso, può considerarsi collettivo, sociale: è l’ambiente, dove siamo e dove ci muoviamo, tutto quello che è intorno a noi, che percepiamo, con cui entriamo in contatto e che condividiamo. Per attinenza logica e terminologica si riferiscono allo spazio, così inteso, anche i termini di “disastro”, “catastrofe”, “calamità naturali e sociopolitiche”.
Ma esiste anche uno spazio strettamente personale, intimo, mentalmente inteso, anatomicamente configurato e fisiologicamente vitale e delimitato: il nostro corpo e gli organi, gli apparati e i sistemi che lo compongono, e si riferiscono a questo spazio tutti i termini (ferita, politrauma, shock, emorragia, perforazione etc…) che sono relativi a una condizione lesiva, spontanea o acquisita, con carattere subitaneo o progressivo in atto o in completo svolgimento.
“Urgenza” è uno stato improvviso ma che può essere individuato, riconosciuto e trattato secondo delle procedure con sempre più bassa fallibilità, flessibili e determinate, e sopratutto va inteso come una condizione di impellente richiesta alla quale bisogna dare una rapida risposta.
Simile ma diversa è “l’emergenza” che è anch’essa una condizione improvvisa ma con le stigmate dell’immediatezza e che necessita di un trattamento in tempo reale, senza il quale, lo stato vitale non può essere assicurato né procrastinato.
Strettamente correlato ai concetti sopra esposti è anche il termine di “rischio”, che ha perso ormai il suo significato originario di pericolo o di incognita e invece ha acquisito una capacità valutativa e un potere predittivo con possibilità di obiettivare, controllare e confrontare un presente che una volta era uno stato clinico basato soltanto sulla parola, quindi su un giudizio, ma che oggi è diventato anche un numero, un valore.

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